Partiamo da una confessione: qua in agenzia non siamo proprio tutti fan del Natale. C’è chi lo odia proprio, chi fa la snob ma in fondo qualcosa apprezza e poi ci sono anche gli invasati che trillano e tintinnano già a fine novembre.
In questo delirio di punti di vista natalizi abbiamo dovuto cercare qualcosa che ci mettesse un po’ d’accordo. Non è stato difficile: il cibo piace a tutti!
Eccoci quindi, quando manca meno di una settimana al Natale, a raccontarvi che cosa ci piace avere sempre sulle nostre tavole. Piatti regionali, piatti familiari, piatti con ricette condivise, piatti con ricette raccontate, insalatine... No, le insalatine non ci sono, ma compare del bistrattato radicchio da qualche parte!
Eccoveli tutti. Voi, invece? Quali sono i piatti che non possono proprio mancare sulla tavola delle vostre feste?
[da Celeste, la cui famiglia, a quanto leggiamo, ama la leggerezza]
Per me niente può sostituire i passatelli della zia Rosella, io e i miei fratelli ci si farebbe anche il bagno dentro… E quest’anno so già che non mi toccheranno grrr!
Qui trovate la ricetta il brodo lo prepara di solito mamma Luci e poi si mangia il bollito come secondo - insieme ad agnello sulla brace, tasca ripiena e pollo in galantina (per stare leggeri) accompagnati da sufflé di spinaci e formaggio, insalata russa e radicchio - che, poverino, non se lo caca nessuno.
Annalisa, dalla Sardegna, cita i culurgiones, ovvero ravioli, al sugo dei suoi genitori, con un ripieno composto da formaggio fresco e ricotta (entrambi di pecora, sennò che sardi sono) in parti uguali con una grattatina di scorza di limone - dell’albero del giardino. Tutto questo perché Annalisa e i suoi fratelli da piccoli non amavano le bietole, ma apprezzavano moltissimo il limone. Il “sugo” è invece composto semplicemente da pomodoro (pelati passati al passaverdura), cipolla e basilico ed è accompagnato da una questione linguistica non di poco conto: perché sugo e non salsa di pomodoro?! Questione linguistica che io non mi sarei mai posta: a casa mia è sempre e comunque “sugo”.
Per il fotografo Luca non possono mancare le lasagne al ragù. Chiede ironicamente se serve la ricetta. Povero ingenuo, non sa che in Italia, casa che vai, lasagna che trovi 😉
Un po’ di brodino per stare leggeri… Ma dove?! Sicuramente non in Abruzzo! Per Gontrano non è Natale senza questo ricchissimo brodo!
Forse un po’ più leggero, ma direi non moltissimo, il brodo della livornese Sara che viene riempito, rigorosamente di tortellini.
I cardi - o gobbi per i fiorentini veraci - fritti sono la ricetta che sulla tavola di Mirco (uomo di poche parole) non manca mai.
Chiara è poetica anche nel cibo. La citiamo con piacere.
Va beh dai, da emiliana devo mettere cotechino e lenticchie. Lenticchie rigorosamente con soffritto di cipolla, alloro e chiodi di garofano, fatte sfumare nel vino rosso e nel brodo, cotte per almeno un'ora... con piccola aggiunta di petali di pancetta per insaporire! 😀 Scelgo il cotechino, e non lo zampone, perché è più delicato, si scioglie in bocca e non ha quella cotenna spessa che fa pure un po' senso. Vino d'accompagnamento: Lambrusco Grasparossa, ovviamente, perché almeno è leggero, ha bollicine e aiuta la digestione di tutto sto maiale 😀 . (il cotechino abbinato al poderoso vino toscano è sconsigliato: si sedimenta lì per 2 o 3 giorni trasformandosi in gastrite)
Alice non riusciva a trovare una costante nelle sue immense cene di Natale con commensali da tutta Italia. Poi, improvvisamente l’illuminazione:
...E c’è una cosa che viene fatta SEMPRE da mia mamma e mia zia. I “buccellati” da regalare urbi et orbi e da mangiare in tutti i pasti rituali natalizi. Metto qui a seguire una ricetta trovata in rete, ammetto di non sapere quanto sia corrispondente alla realtà, ma di sicuro ci assomiglia
Chiudiamo in dolcezza (quasi diabete) con Antonio, che dalla provincia di Trapani racconta di dolci incredibili. Dà per scontati cannoli e cassate che ovviamente non mancano mai (come no! Anche da voi, vero? Mannaggia che invidia N.d.E) e invece ricorda con gola e amore gli sfinci - meravigliose palline di pasta fritta ripassate in zucchero e cannella - e la Cubaita di Sesamo (Giuggiulena) - un croccante di mandorle e semi di sesamo con confettini colorati. La discrepanza che trovate nei nomi dei dolci immagino sia da attribuirsi alla meravigliosa varietà linguistica italiana che raggiunge il suo apice nel lessico culinario.
Bene, la nostra carrellata è finita. E voi? A cosa non riuscite a rinunciare a Natale?