Oggi è il 25 aprile, settantunesimo anniversario della “liberazione”, invece dei soliti link del mese, abbiamo deciso di fare qualcosa di diverso. Vogliamo celebrare insieme a voi la liberazione e usare la rete per condividere storie, episodi e racconti perchè è nostro dovere non dimenticare.
Liberazione da cosa? Perché proprio il 25 aprile? Di quale anno? La sezione “scuola” del sito Zanichelli lo spiega benissimo. Per chi ha voglia di un ripasso chiaro.
Sempre sul sito Zanichelli c’è una riflessione un po’ più profonda sul significato che negli anni e oggi si attribuisce alle celebrazioni del 25 aprile. È molto interessante, ma noi ci teniamo soprattutto a condividere l’ultima frase:
Sappiamo in ogni caso chi ha vinto e chi ha perso. Che cosa ha vinto e che cosa ha perso. Ed è proprio questa «vittoria» che festeggiamo il 25 aprile.
La memoria è un fatto strano, la storia è sempre di parte e c’è chi sostiene che, se esistono ancora testimoni oculari, non si può del tutto definire tale un periodo storico. Ciò non toglie che approfittare dei ricordi, delle parole, delle emozioni e delle lacrime di chi un certo periodo storico l’ha vissuto è doveroso. Per non dimenticare, per lasciare ai posteri quanto più materiale possibile su cui ricostruire una storia e un’analisi quando, forse, l’ansia e l’emozione saranno passate.
Oggi ascoltare quelle voci è rendere un doveroso omaggio a chi si è sacrificato per la libertà, per il suo paese e per porre fine a un’occupazione del nostro paese.
Quelle voci e quelle storie si trovano in molti posti, forse non abbastanza. Un virtuale, bellissimo, luogo della memoria è il sito dell’A.N.P.I., l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia. Un sito che raccoglie, tra le altre cose, le storie della Resistenza, delle brigate che hanno combattuto in Italia e all’estero, ma anche le storie delle persone: un archivio enorme, una sorta di dizionario biografico dei partigiani, in cui vale la pena perdersi ogni tanto.
Tra queste storie, quella dei sette fratelli Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio, Ettore.
La loro è forse una delle storie più famose della Resistenza italiana, sono i fratelli Cervi, contadini e antifascisti, furono fucilati tutti insieme. Fu raccontata prima dal padre e ancora oggi riecheggia, nel volto di Gian Maria Volonté, nella superba teatralità di Marco Paolini
e nelle note di una bellissima canzone, cantata anche dai Modena City Ramblers
Scegliere, leggere, ascoltare e ricordare le storie della Resistenza è sempre e comunque un processo doloroso. Ma dobbiamo farlo, perché queste persone hanno scelto di agire perché tutti avessimo un lieto fine.
Un lieto fine che solo oggi possiamo attribuire a ogni storia della Resistenza, un lieto fine che dobbiamo continuare a coltivare e ricordare. Un lieto fine che si chiama libertà.